Milano e' mobile
Milano ha aperto le porte al Salone del Mobile : una manifestazione fatta anche di luce (Euroluce) e spazi dedicati a 400 giovani designer di tutto il mondo.

Giapponesi, statunitensi e tedeschi sono quelli che maggiormente apprezzano i nostri prodotti, caratterizzati da creatività, flessibilità e da quel gusto del bello che ci permette ancora di fare fronte alla concorrenza di paesi come la Cina, le cui esportazioni di mobili in Europa hanno registrato nel 2000 un incremento del 50%.
La ricetta italiana? Cuore e professionalità, parola della star del design Philippe Starck, secondo cui presentare un progetto ai vari Claudio Luti di Kartell, Enrico Astori di Driade, Alberto Alessi di Alessi "è un piacere perché amano il progetto, lo amano con passione".
Le "capitali" dell’arredamento nostrano sono la Brianza, Pesaro e il Triveneto, da cui la tradizionale piccola-media impresa all’italiana parte alla conquista di terre lontane come Paesi Arabi e Brasile.
Tendenze e protagonisti
Arredamento e moda sono sempre più simili. E non solo per gli elementi di contorno – party e designer superstar - ma anche per i materiali usati e per il gusto del lusso, così in voga sulle passerelle nostrane.

Personalizzazione e diversità sono le nuove parole d’ordine dell’arredo. Secondo il designer e filosofo del design Enzo Mari: "Il salone è il risultato della necessità di produrre oggetti sempre diversi, perché libertà oggi significa possibilità di scegliere sempre qualcosa di diverso." Ad esempio nell’arte del riciclo: a questo tema è infatti dedicata la mostra iMade, curata da Material Connexion di New York.
Non solo fiera…
Ma la Milano dell’arredo e del design non si è fermata in Fiera: la città meneghina è diventata infatti per cinque giorni l’occhio d’Europa, con appuntamenti speciali un po’ ovunque. Alcuni di questi hanno avuto il sapore dell’evento, come l’esposizione di Ettore Sottsass jr, all’interno dello Studio Casoli in Corso Monforte: 8 mobili e 15 vetri soffiati a mano che il famoso designer e architetto ha disegnato per un facoltoso mercante di design contemporaneo, Ernest Mourmans. A ricordarci ancora una volta le parole di Enzo Mari su una "Milano che produce cultura di prodotto.".
Ma se qualcuno vi chiedesse informazioni su come mai una città come Milano non abbia né un museo del design né della moda, fate finta di non aver capito la domanda. Non sarebbe facile rispondergli.